Punto di informazione sul movimento degli studenti dell'Università degli Studi Suor Orsola che si oppongono alla legge 133
sabato 8 novembre 2008
7/11/2008 Scendiamo in campo anche noi (perdonate la semi-citazione Berlusconiana se potete)
C'era un tempo in cui i pochi studenti del Suor Orsola che scendevano in strada a protestare si mimetizzavano tra la folla. Un tempo in cui la loro protesta non era più che un rantolo. C'era, prima del 7 novembre. Quello che prima sembrava un rantolo è cresciuto d'intensità, diventando un bisbiglio, poi un brusio, voce e infine un urlo. Urla che hanno echeggiato nelle strade, insieme a quelle di migliaia di altri studenti minacciati dalla 133 e dalla riforma Gelmini che, come la lama di una ghigliottina, si avventa sull'esile collo delle scuole e delle università. Ora gli studenti del Suor Orsola Benincasa si riuniscono con orgoglio dietro uno striscione che accompagna le altre università, scuole e movimenti, nella loro protesta. Attestano la propria partecipazione e mostrano solidarietà con tutte quelle altre università che si sono già mobilitate come l'Orientale e la Federico II di Napoli.
Sono stati in venticinquemila secondo gli organi ufficiali (quarantamila secondo gli organizzatori) a partire da piazza Mancini e a seguire il percorso che si dipana lungo Corso Umberto sino ad arrivare a piazza del Plebiscito, passando per palazzo Partanna, sede di Confindustria, per poi ritornare in via Mezzocannone. L' "onda" ha invaso le strade per oltre cinque ore, tra striscioni e canti, trampolieri usciti dalle fiabe ed il lancio di "bombe" d'acqua contro il portone del palazzo che ospita Confindustria (atto pacifico quanto simbolico). I manifestanti si sono poi raccolti in assemblea a piazza del Plebiscito, stendendo tra le colonne del portico della chiesa San Francesco di Paola i propri striscioni e alternandosi ai microfoni.
Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo le città. Così è stato!
Ma quella dei napoletani non è una voce isolata. Il 7 novembre sono scesi in piazza per protestare, studenti e movimenti di oltre dieci città tra cui: Milano, Roma, Bari, Cagliari, Macerata, Reggio Calabria, Catanzaro, Genova, Oristano, Latina e Salerno. Secondo la stima delle questure hanno manifestato solo 18.500 studenti, somma totale dei manifestanti nelle diverse città. Personalmente, inviterei coloro che hanno tratto queste stime a tornare a scuola prima che venga ripristinato il maestro unico ( con "loro" non sembra aver fatto un buon lavoro). Gli studenti, gli insegnanti, i ricercatori, gli universitari hanno gridato e continueranno a gridare affinchè nessuno possa continuare a far finta di non sentire la voce di un popolo vittima del proprio governo, quando il governo stesso dovrebbe essere incarnazione della voce del proprio popolo.
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